Giorni nostri

La colonizzazione delle lave

Descrizione

Finita un’eruzione le sciare lentamente si trasformano. All’inizio pioggia, neve, vento, variazioni di temperatura fratturano la dura roccia che si sgretola in parti sempre più sottili. Poi, dopo pochi  anni, arrivano i primi viventi: semplici batteri e primitive alghe azzurre, tanto minuscoli da sfuggire  al nostro sguardo. In un ambiente così estremo bisogna trovare strategie utili per sopravvivere, così funghi e alghe microscopici stabiliscono un’alleanza vincente formando i licheni, i veri protagonisti della prima tappa della colonizzazione. Grigi e frondosi come lo Stereocaulon vesuvianum o gialli e crostosi come la Xanthoria parietina sopravvivono anche a lunghi periodi di siccità, ricoprendo lentamente le rocce.

Filmato Lis

Approfondimenti

Dove il clima è più umido, le lave si tappezzano di muschi vellutati, mentre nelle fessure, dove riesce ad accumularsi un po’ di polvere e di detriti, possono germogliare i semi trasportati dal vento o dagli animali. Compaiono minuscoli e rosseggianti cuscinetti di Sedum, saporiti e dissetanti cespi di Rumex, chiamato “Acitazzu” per il suo sapore acidulo, graminacee che ondeggiano al vento. Il grigio delle lave si costella delle fioriture gialle di Elicriso, Senecio e Tanaceto, delle bianche corolle di Cerastio e Camomilla, dei cuscini di Saponaria e di Spinosanto che spesso ospitano le tante sfumature colorate delle viole. Filmato LIS
Il cammino della colonizzazione è ormai avviato: dove i venti sono meno sferzanti, il gelo dell’inverno meno tagliente, il sole dell’estate meno torrido, arrivano specie sempre più esigenti, si affermano gli arbusti come la Ginestra dell’Etna le cui profumatissime fioriture gialle illuminano le sciare e, infine, il bosco. Lecci, Querce, Castagni, Pini, Faggi, Betulle, Pioppi e tanti altri alberi insieme a cespugli ed erbe formano gli splendidi boschi dell’Etna. Invece, nulla può resistere alle quote più elevate, oltre i 3.000 metri, dove la vista si allarga sul deserto vulcanico. Filmato LIS
Il tempo necessario affinché una colata lavica si copra di vegetazione è molto variabile perché ci sono lave più “difficili” e compatte e altre più “facili” e porose; ci sono luoghi più umidi e quindi più adatti allo sviluppo delle piante e altri più asciutti e inospitali. La colonizzazione produce suolo fertile che in certi casi, nel corso dei secoli, l’uomo ha “preso in prestito” per fare agricoltura, coltivando tante specie e varietà di prodotti necessari alla propria sopravvivenza che tutti insieme fanno la biodiversità agraria dell’Etna. La roccia lavica è il materiale più abbondante e quindi il più utilizzato per costruire quanto occorre alla vita dell’uomo: case, strade, terrazzamenti. Filmato LIS