570.000 350.000 anni fa

La genesi dell’Etna e la sua evoluzione geodinamica

Descrizione

Per cercare di capire l’inizio dell’affascinante storia di questo complesso vulcanico poligenico, cercheremo di fare un brevissimo viaggio nel tempo trasportandoci nel Pleistocene medio-inferiore attraverso le informazioni paleontologiche, paleoclimatiche e geologiche in nostro possesso e che possiamo osservare nei musei dei Dipartimenti di Scienze della Terra delle Università di Catania e Palermo. In questo periodo remotissimo per noi, 570.000 anni fa, ma molto breve rispetto all’età del nostro pianeta (stimata in oltre 4 miliardi e 600 milioni di anni), hanno avuto inizio le prime manifestazioni eruttive. Se ci trovassimo a guardare l’area nella quale siamo soliti vedere gli abitati di Acicastello, Acitrezza, Capo Mulini, osserveremmo un immenso golfo marino, dove delle eruzioni sottomarine avrebbero creato quegli inconfondibili scenari geografici che oggi siamo soliti vedere.

Sviluppata, modificata, distrutta e ricostruita attraverso una molteplicità di eventi geologici che si sono succeduti nel corso di molte decine di migliaia di anni, questa speciale “finestra astenosferica” rappresenta una risposta al complesso processo di convergenza litosferica tra la placca africana a Sud e quella euroasiatica a Nord, nonché ai molteplici eventi geodinamici che hanno caratterizzato il bacino del mediterraneo, nel corso di decine di centinaia di migliaia di anni. Questi eventi hanno da sempre colpito, intimorito, affascinato l’uomo e hanno ispirato miti, leggende e credi religiosi.

Le migliaia di colate di lava, le immense quantità di scorie, ghiaie, ceneri e tufi emesse nel corso dell’incessante attività vulcanica di questa straordinaria macchina termodinamica naturale, hanno distrutto e in alcuni casi sigillato o semplicemente nascosto per sovrapposizione stratigrafica, i resti dei vari centri eruttivi preesistenti.

Approfondimenti

Numerose sono le leggende che interessano l'area etnea i cui boschi e le cui sorgenti sono sempre popolate da bellissime ninfe e i cui luoghi erano popolati da esseri fantastici, certamente straordinari e rappresentanti di una realtà selvaggia in opposizione a quella della società civile. Tra i più noti è certamente quello dello scontro tra Zeus, il padre degli dei, e il gigante Encelado. Questi, durante la Gigantomachia, cioè la battaglia tra gli dei e i Giganti, sarebbe stato sotterrato sotto la Sicilia dalla dea Atena che voleva così punire il suo tentativo di fuga. Sarebbe legata al suo respiro l’attività del vulcano, così come al suo rotolarsi sotto l’Etna l’attività sismica. Il dio Efesto, il fabbro artefice delle armi di Zeus e di tutti gli dei, aveva secondo la tradizione la sua officina all'interno del vulcano. Alcune fonti identificano il dio greco Efesto con il dio siculo Adranos che sembra facesse custodire il suo santuario, posto alle pendici del vulcano, da mille cirnechi, il cane dell'Etna. Su questo stesso scenario è ambientata anche la tenera storia d'amore tra la ninfa Galatea ed il pastorello Aci. Mentre i due erano teneramente abbracciati in riva al mare, il gigante Polifemo, innamorato della ninfa e accecato dalla gelosia, avrebbe ucciso Aci, secondo alcune fonti schiacciandolo, secondo altre scagliandolo contro una rupe. Il giovane però, trasformato da Galatea in un fiume, sarebbe riuscito a salvarsi e a continuare a “vivere” scorrendo lungo le pendici dell'Etna in tutti i paesi che portano il suo nome. E ancora Polifemo è il protagonista della cattura di Odisseo e dei suoi compagni di ritorno da Troia. Nessuno – così Odisseo dichiarò di chiamarsi - per liberare i compagni, dopo avere fatto ubriacare Polifemo, gli trafisse l'unico occhio con un tronco appuntito. Non appena il gigante aprì l'ingresso della grotta per fare uscire il gregge, i prigionieri scapparono aggrappandosi al ventre delle pecore. Il Ciclope ingannato si arrabbiò moltissimo e scagliò contro la nave di Odisseo e compagni ormai in fuga degli enormi massi che oggi vengono identificati nei Faraglioni di Acitrezza. Protagonista di storie ambientate sul vulcano è anche il filosofo agrigentino Empedocle che si sarebbe data la morte buttandosi dentro il vulcano. Un gesto interpretato dalle fonti antiche ora come atto di orgoglio per volersi assimilare agli dei, ora come triste esito della grande curiosità di conoscere la natura del vulcano.
Fu durante il Pleistocene medio (circa 500 mila anni fa) che cominciò la formazione di quello che oggi è il vulcano Etna, con l’emissione di basalti sottomarini al centro del golfo pre-etneo. A causa di una glaciazione, i fondali fangoso-sabbiosi di questa ampia insenatura, furono colonizzati da molluschi provenienti dal Nord Atlantico detti “ospiti nordici”, come Arctica islandica e Neptunea contraria. Sempre a causa della glaciazione alcuni elefanti migrarono verso sud e, giunti in Sicilia attraverso lo stretto di Messina, svilupparono una specie endemica, l’elefante pigmeo Palaeoloxodon falconeri. Gli elefanti pigmei vivevano in zone ricche d’acqua insieme a uccelli acquatici come cigni giganti e anatre, tartarughe giganti, lontre, topiragno e ghiri di grossa taglia. Successivamente, le argille del golfo pre-etneo cominciarono ad emergere formando una pianura costiera dove il Simeto e altri fiumi depositavano sedimenti.