Complessità, ricchezza, eterogeneità, sono questi gli attributi del bosco. Non solo alberi, anche se grandi o addirittura monumentali, ma una realtà in cui una molteplicità di viventi è legata da una intricata rete di relazioni reciproche e di connessioni con il luogo che li ospita. In termini generali, l’ecosistema bosco è il punto di arrivo del costante divenire delle relazioni tra un ambiente fisico (biotopo) e l’insieme degli organismi viventi in quel luogo (biocenosi). L’ambiente fisico condiziona i viventi che, a loro volta, lo modificano costantemente. Si innesca una complessa dinamica che, attraverso continue variazioni e punti di equilibrio sempre nuovi, si orienta verso una complessità crescente fino a raggiungerne il massimo livello definito climax.
In questa condizione di equilibrio dinamico, tutte le risorse disponibili nel biotopo come luce, acqua, nutrienti, spazio, sono utilizzate al meglio e la comunità vivente raggiunge lo sviluppo ottimale. Il sistema biologico diviene stabile e chiuso poiché la sostanza organica sintetizzata dagli organismi autotrofi, che nel sistema assolvono al ruolo di produttori, viene utilizzata dagli eterotrofi, siano essi consumatori che decompositori. Il lavoro di questi ultimi permette la trasformazione della biomassa ormai morta, assicurando la restituzione dei nutrienti al sistema. In definitiva, nella condizione di climax il sistema si autoalimenta, è quanto vediamo nelle foreste vergini integre.
Nella nostra realtà europea tale condizione è praticamente sconosciuta perché, da sempre, l’uomo si è inserito nelle dinamiche del bosco determinandone variazioni “artificiali”, che raggiungono la massima espressione nei rimboschimenti monospecifici: popolamenti vegetali costituiti da una sola specie arborea, con esemplari tutti coetanei allineati in geometriche file. Di fatto l’azione dell’uomo punta a una ordinata e innaturale “semplificazione”, mentre lo svolgersi della vita del bosco conduce a una complessità che può apparirci caotica, incomprensibile.
Oggi si è concordi nel definire il bosco un “sistema biologico complesso”, non riducibile alla semplice somma degli elementi che lo compongono. Con un’ordinanza emanata nel 2006 a Tamaqua, nello stato della Pennsylvania, per la prima volta è stato riconosciuto anche agli ecosistemi lo status di “persona giuridica” con propri diritti che vanno tutelati. Il bosco, al pari degli altri ecosistemi, ha quindi un valore intrinseco, che va al di là del valore che noi umani gli riconosciamo come fornitore di ossigeno, suolo fertile, legno, prodotti del sottobosco, tenuta dei terreni in pendio, contrasto all’inquinamento e alla desertificazione, filtraggio dell’acqua piovana, luogo di riposo e meditazione e di altri innumerevoli beni e servizi. Siamo consapevoli che il bosco ha un proprio valore che deriva dal suo essere luogo di relazione per eccellenza.
In questa direzione si muove anche la moderna selvicoltura, che introduce elementi di complessità nella gestione del bosco e anche la recente normativa statale come testimonia una sentenza emessa dalla Corte di Cassazione che recita: “Il concetto di bosco deve essere riguardato come patrimonio naturale con una propria individualità, un ecosistema completo, comprendente tutte le componenti quali suolo e sottosuolo, acque superficiali e sotterranee, aria, clima e microclima, formazioni vegetali (non solo alberi di alto fusto, di una o più specie, anche erbe e sottobosco) fauna e microfauna, nelle loro reciproche profonde interrelazioni, e quindi non solo l’aspetto estetico-paesaggistico di più immediata percezione del comune sentimento. Il bosco è una realtà naturale vivente cioè qualcosa di più di una percezione estetica”.